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mercoledì 22 dicembre 2010

L'Italia non è il paese delle liberalizzazioni

Nel prossimo anno assisteremo alla liberalizzazione di fatto del trasporto ferroviario dei passeggeri. 
Molte sono le perplessità riguardo questo provvedimento, la maggiore riguarda l'apertura alla concorrenza delle tratte più redditizie. Queste tratte sono attualmente utilizzate dall'incumbent per la sussidiazione incrociata di tratte in perenne perdita ma che devono essere garantite per il mantenimento del servizio universale. I newcomer non sono tenuti ad assolvere l'onere del servizio universale.
Tuttavia l'Incumbent ha il vantaggio di poter gestire indirettamente la Rete decidendo le politiche di pricing per l'accesso alla rete. 
Questa liberalizzazione sembra fatta proprio con i piedi!
Per prima cosa non si è preso il classico provvedimento della scissione proprietaria della rete da quella di chi eroga il servizio (cosa che è accaduta nel mercato dell'energia elettrica con buoni risultati, sembrava brutto copiare qualcosa che funzionasse già). In questo modo il pricing per l'accesso alla rete ed agli slot sarebbe stabilito da un'authority o dagli equilibri di mercato (banalmente attraverso un'asta a rialzo degli operatori evitando la formazione di accordi collusivi).
Rimane però la problematica correlata al servizio universale.
Esistono varie soluzioni al problema comunque migliori rispetto a quella attuata. Ad esempio si può pensare di affidare il servizio tramite gara (come avviene già in alcune regioni) in cui il driver principale di valutazione dovrebbe essere il livello di servizio e successivamente il prezzo, ad esempio in Germania circa il 20% del trasporto ferroviario passeggeri è stato messo a gara e l'incumbent ha perso oltre la metà dei bandi.
Rimane da capire perchè non siano state approfondite queste tematiche.

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