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sabato 30 maggio 2009

Economia Vs Politica del Gossip

Mentre la Fiat cerca di rilanciare il proprio futuro industriale cercando di raggiungere la massa critica per la sopravvivenza nel futuro mercato dell'automobile e si imbatti in scenari geopolitici ed economici particolarmente complessi i nostri politici parlano di Gossip e di copertine dei rotocalchi scandalistici.
Come se mentre la deriva di una nave i marinai cercassero in tutti i modi di dare una scossa alla comoda sedia del capitano appisolato su di essa.
L'affare OPEL si è rivelato più comlesso del previsto, già perchè il nodo della trattativa non si gioca nella sede dei proprietari dell'OPEL (Genaral Motors, ormai prossima al chapter 11) ma nei palazzi della cancelleria tedesca (che non detiene nessuna quota azionaria di OPEL).
La cordata  concorrente di fiat dispone di importanti aiuti dalla banca di V. Putin, mentre la Fiat mette sul piatto le sue competenze industriali. 
E in questo giochi di potere i politici se ne tirano fuori, un po' per incompetenza un po' perchè la situazione è più grande di loro. 
Il Cavaliere, per non far torto al suo amico Putin, fa finta di difendersi dagli attacchi personali, dal'altra parte una sinistra inconsistente e povera di contenuti che spalleggia il cavaliere su temi alquanto leggeri e che non interessano agli italiani che affrontano la recessione debilitati da dieci anni di stagnazione economica.
In tutto questo si vede uno spiraglio positivo: una parte dell'Italia (impersonificata in Marchionne) che vuole ripartire appoggiandosi sulle proprie competenze e gettando uno sgaurdo all'estero senza paura di diventare dei Grandi del settore senza timori reverenziali.
Questo è un bel segnale lanciato da Marchionne ma che nessuno ha raccolta e nessuno ne ha fatto il simbolo di una possibile ripresa e un possibile rilancio della nostra Italietta che preferisca parlare di soubrettine e tronisti. 
 

venerdì 29 maggio 2009

L’Italia è un paese per vecchi…. E questa cosa non mi piace

Campagna elettorale, già tra un po’ si vota per amministrative e per il Parlamento Europeo.

E qui si vede perché in Italia ci sono tanti problemi…..

Già perché vedere la generazione di cinquantenni-sessantenni che hanno fatto a pezzi il nostro paese dire di preoccuparsi per il futuro dei giovani e nel frattempo non lasciargli spazio sinceramente mi ha stufato!
Una generazione che ha fatto esplodere il debito pubblico, prendendosi i soldi, che avrebbero restituito i loro figli e nipoti, in modo da permettersi uno stile di vita sopra le loro possibilità. 

Generazione che mascherava la non competitività dell’industria italiana con svalutazioni della lira e dove l’evasione fiscale era (e purtroppo è ancora) una prassi; dove per propaganda si iniziava a costruire grandi infrastrutture (ospedali, ponti, scuole, asili…) poi una volte eletti i candidati non si terminavano i lavori lasciando in eredità ai successori dei bei scatolotti di cemento sabbioso a deturpare l’urbanistica delle città. 

Intanto la loro generazione ci ha vissuto bene con questo modo di fare insostenibile, ma sapevano che a pagare non sarebbero stati loro. Come se non bastasse si costruivano delle rendite e ponevano delle barriere all’ingresso nei vari settori in modo da poter difendere le loro posizioni di rendita ed i loro diritti acquisiti, acquisiti spesso con dubbio merito.

Ora si presentano alle elezioni dichiarando di “voler fare per i giovani”: secondo me hanno fatto anche troppo e visti i risultati del loro operato che faccia hanno per chiedere il sostegno dei giovani?

Ci hanno fatto conoscere il precariato (con i sindacati accondiscendenti) dicendoci che era un’opportunità concedendoci  l’onore di sperimentarlo per primi proprio perché “vogliono fare per i giovani”; avrei gradito sperimentarlo magari insieme a loro giusto per capire se siamo viziati e bamboccioni oppure ci sono difficoltà oggettive, giusto per togliermi una curiosità.

Bamboccioni, già, vorrei vedere quel signore (T.P.S. per la cronaca) che giudica i giovani in questo modo dopo nei nostri panni: da neolaureato accedere al mondo del lavoro tramite stage che se va bene sono retribuiti con salari sensibilmente inferiori ai mille € in città come Milano dove circa la metà del salario se ne va in affitto; ma lui di questi problemi non ne ha mai avuti…..

Se un neolaureato riesce a vivere senza aiuto dei genitori a Milano con 700€ pagando affitto, bollette e la spesa per vivere abbiamo trovato il nuovo ministro dell’economia che risanerà il debito pubblico! 

Altro che Bamboccioni, i bamboccioni o meglio i furbetti sono altri…. Prima ci creano le difficoltà e gli ostacoli poi si fanno pure beffe della nostra condizione.

Ed in tempo di elezioni vengono a raccontarci la favola che il futuro è dei giovani: ma quale futuro se prima dobbiamo rimediare ai vostri danni???? Il Futuro ve lo siete mangiati voi!!!!

La cosa che mi dispiace è che tra i giovani manca questa consapevolezza; c’è troppa leggerezza, magari anche comprensibile, ma che in questi tempi non ce la possiamo permettere.

L’Italia è un paese governato dalla gerontocrazia: in TV, al Parlamento, nei CDA l’età media è sopra i 60 e i giovani sono solo scenografia. Fatto questo quadro non si può neanche dire che hanno esperienza, che sanno come va l’Italia perché sono loro che l’hanno fatto andare male!  

L’Italia è un paese per vecchi e questa cosa non mi piace!     

lunedì 25 maggio 2009

About WEB 3.0

L’evoluzione del web 2.0 è il web semantico denominato web 3.0

Ma come va letta quest’evoluzione?

Ho provato a concettualizzare il modo in cui viene utilizzato il media internet dagli utenti.

In principi (web 1.0) era un luogo dove trovare e reperire informazioni (oltre ad offrire svariati servizi dall’email a modelli di business commerciali), poi con il web 2.0 si è passati alla generazione di contenuti da parte degli utenti stessi (dai più famosi wikies e social network all’intera blogosfera) ora nasce la necessità di “ordinare” questa miriade di informazioni sparse e disorganizzate nella rete ed aggiungere un pizzico di intelligenza in più ai motori di ricerca (non che ora siano stupidi).

Le prime applicazioni web 3.0 vanno incontro a quest’esigenza: da tempo internet è divenuto il luogo in cui valutare scelte di acquisto di beni e servizi sfruttando le opinioni di utenti che lo hanno acquistato precedentemente ma spesso questo processo di reperimento di informazioni diventava oneroso (visitare forum, leggere blog e recensioni e confrontarle con i siti istituzionali) ma con il web 3.0 questo dovrebbe essere più semplice.

Tutto ciò non avvantaggia solamente il consumatore che diventa più responsabile, critico e selettivo nei confronti dell’offerta del mercato ma è un’opportunità anche per i produttori che possono reperire feedback ben strutturati dal mercato in base ai quali si possono effettuare scelte commerciali future.

Inoltre questa è anche un’opportunità per i pure players di internet che oltre al servizio di motore di ricerca possono abbinare dei canali tematici orientati all’indirizzamento verso i nuovi servizi del web 3.0.

mercoledì 20 maggio 2009

La situazione in Italia

Da una ricerca dell’OCSE (risultato in figura) risulta che l’Italia è uno dei paesi dell’area OCSE ad avere i salari più bassi ma con un costo della vita non trascurabile.

La percezione di quest’andamento era ormai da tempo nell’aria, ma ora abbiamo la certezza del dato.

Dove ha origine tutto questo?

E’molto complicato da determinare, negli ultimi giorni molti hanno provato a dare spiegazioni, tutte mi sono sembrate ragionevoli (dalla bassa crescita che abbiamo negli ultimi 10 anni, ai problemi strutturali del paese, al cuneo fiscale….) il che fa percepire questo dato come un indicatore della poca salute economica che gode il nostro paese (consiglio a tal proposito due link: uno di P. Garibaldi sulla stampa l’altro di T. Boeri su lavoce.info).

Un altro indicatore importante di natura meno analitica ma più sociale sono le code che ci sono per fare i casting dei vari reality andando a cercare fortuna nello spettacolo un po’ come quando i nostri avi andavano in America.

Ma non  esattamente la stessa cosa.

Fare il concorrente in un reality non genera Valore!

Questa tendenza è il frutto della situazione contingente in Italia: i bassi salari scoraggiano i giovani a credere nel ruolo formativo dell’educazione che ora non è vista più come un investimento dal ritorno certo ma un costo ritenuto necessario che omologa gli studenti al mercato del lavoro.

Quindi tentare la fortuna cercando la via dello spettacolo diventa come comprare il biglietto della lotteria.

Questo dovrebbe far pensare su come tra i giovani dilaghi un senso di impotenza nei confronti del mondo del lavoro.

Impotenza amplificata da anni di stagnazione economica ed ora di recessione che non ha prodotto cambi nei vertici, anzi i colpevoli sono ancora seduti sulle loro poltrone, mentre il tempo passa.

Che l’Italia era un paese per vecchi lo si sapeva, ma che fosse un paese che ha rinunciato al suo futuro non lo trovo corretto specialmente se ha rinunciarci sono state persone over 65.

Questi, non soddisfatti di aver lasciato sulle future generazioni un deficit pubblico da far venire i brividi, non si sono preoccupati di tutelare i giovani in nessun modo.  

Per accedere al mercato del lavoro ci sono delle barriere all’ingresso considerevoli: dagli stage non retribuiti (durata media 6 mesi) ai famigerati contratti a progetto (chiamati con strane sigle simili a versi di animali: CoCoPro, CoCoCo).

Per i giovani il problema non è tanto il precariato in se per se ma il fatto che non venga retribuito per il rischio che corre precludendo ovviamente le tradizionali vie di accesso al credito e portando tutti i problemi ad esso correlati.

Ma questo potrebbe non essere un problema, il vero guaio (a mio parere) è che questi contratti non remunerano nella maniera adeguata chi firma il contratto, perché si trova uno stipendio nella media ma con molti oneri aggiuntivi e nessun indennizzo per il rischio della precarietà che corre.

Quest’ultimo fattore è determinante in quanto l’azienda dovrebbe pagare per il vantaggio concesso dalla flessibilità di questo tipo di contratto e il dipendente avrebbe una sorta di “fondo rischio disoccupazione”.

Questa penalità verso l’azienda che assume creerebbe una situazione di trade-off tra assunzione a tempo determinato o tempo indeterminato che costringerebbe a valutare in maniera efficiente quale sia la decisione più corretta da prendere nel campo delle assunzioni.

Il tutto con l’ottica di portare un po’ di efficienza nelle imprese portandole a scegliere opzioni sostenibili e remunerative nel lungo periodo.

lunedì 18 maggio 2009

Festival Economia 2009

Sono lieto di segnale un interessante evento: La quarta edizione del Festival Economia che si terrà a Trento dal 29 Maggio al 1 Giugno.
Il tema centrale dell'edizione 2009 è "Identità e crisi globale" con l'intento di fornire una chiave di lettura deggli scenari economici.
L'evento si presenta ricco di appuntamenti e ospita nomi di rilevanza globale: da G. Akerlof (Nobel per l'Economia nel 2001) ad A. Alesina (docente dell'Harvard University), da V. Colao (CEO di Vodafone) ad J. Heckman (Nobel per l'Economia nel 2000) e molti altri protagonisti della business community mondiale.
Mirabile il lavoro del responsabile scientifico dell'evento Tito Boeri (docente della Bocconi e fondatore de sito www.lavoce.info)  che ha realizzato un calendario ricco di eventi per tutti i gusti: dagli incontri con gli esperti del settore ai giochi "economici" per i bambini .
Per ulteriori informazioni: www.festivaleconomia.it    

domenica 17 maggio 2009

Marchionne da manuale...


Già, le operazioni in corso, prima con Chrysler ed ora con Opel, sono proprio da manuale di Business school!
In un mercato in eccesso di offerta, come quello delle  automobili, è necessario un consolidamento in pochi player del settore che si spartiranno la torta.
E Marchionne sta dimostrando tutta la volontà e le capacità necessarie per arrivare a mangiare un pezzo di questa torta.
Ma per accedere al tavolo della torta si deve raggiungere il vincolo delle 6 milioni di autovetture prodotte.
E quale via migliore per abbattere questo vincolo se non le acquisizioni?
Specialmente se acquisizioni non cash?
Sembra dunque che la Fiat voglia esserci a tutti i costi al tavolo della torta, seguendo il pensiero di Larry Ellison (patron di Oracle che sta sbaragliando la concorrenza a suon di acquisizioni più o meno ostili).
Ma l'aspetto negativo di questo scenario è l'aspetto occupazionale perchè specialmente con l'acquisizione di Opel si avrà una capacità produttiva sovradimensionata e a rimanere in piedi saranno solo gli impianti più competitivi in termini di tecnologia e costo del lavoro.
E con quest'ottica gli stabilimenti più penalizzati sono quelli italiani.
Non tanto per malagestione aziendale ma perchè viene a galla la bassa competitività del nostro paese che penalizza fortemente i comparti industriali. 
Per troppo tempo lo stato ha garantito aiuti per stabilimenti inefficienti ed economicamente svantaggiosi ripartendo il costo ingiustamente sulla collettività.
Più tempo passa e più si vedono i danni causati dalle politiche assistenzialiste non selettive che hanno fatto crescere il debito pubblico senza creare vantaggi competitivi significativi ma solamente occupazione ingiustificata ed antieconomica.

giovedì 7 maggio 2009

La crisi è finità?


Negli ultimi giorni i mercati finanziari hanno dato cenni di ripresa. Ma sono sufficienti per dire che la crisi è superata?
Secondo un sondaggio del Forum di Finanza Online ben il 90,4% dei votanti sostiene che ancora non siamo usciti dalla crisi.
In effetti è presto per trarre conclusioni.
Secondo me è fondamentale che giungano a scadenza quei titoli definiti "tossici" altrimenti è impossibile stabilire se le svalutazioni fatte nei bilanci del 2008 siano azzeccate o meno.
Dopo aver stabilito il valore residuo di questi asset si potranno trarre conclusioni solamente sull'effetto nei mercati finanziari.
Già perchè per quanto riguarda l'economia reale le varibili in gioco sono moltissime alcune delle quali difficilmente modellabili. Soprattutto si dovranno fare i conti con i comportamenti dei consumatori per cercare di capire quale saranno le prospettive delle future evoluzioni dell'economia.
Non è comunque trascurabile il ruolo giocato dalle imprese che si dovranno adattare tempestivamente ai nuovi scenari ed ai governi dei vari paesi che più che intraprendere azioni dovranno sforzarsi di offrire le opportune garanzie e formulare le regolamentazioni più fair possibili al fine di ripristinare la normalità nell'economia.

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