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venerdì 27 marzo 2009

La nuova frontiera dell'online advertising


Proprio in un periodo in cui si discute della sostenibilità dei servizi internet mi sono inbattuto in un nuovo modo di fare advertising online.
Un mese fa ho provato a creare con la mia ragazza dei simpatici gift sulla nostra città natale usando le applicazioni di facebook. Fin qui tutto normale, l'aspetto che ha attirato la mia attenzione è che dopo un mese circa 2700 utenti hanno usato questi gift.
Un dato senz'altro interessante visto che la nostra cittadina ha una popolazione di 45000 abitanti e considerando un tasso di penetrazione di facebook di circa del 25-30% (circa 12000 abitanti) vuol dire che è stato raggiunto il 22,5% della popolazione di facebook.
Dato interessantissimo visto che è una percentuale molto maggiore del clickrate dei tradizionali banner pubblicitari o degli spam via e-mail (stime che si attestano alla singola cifra percentuale).
Inoltre questi gift si aspando in maniera virale quindi si possono sfruttare tutti i vantaggi relativi al viral-marketing.
Questa modalità di advertising risulta particolarmente interessante se paragonata ad esempio ad una campagna pubblicitaria sulla stampa locale che può avere dei costi non trascurabile e degli effetti difficilmente misurabili. In questo caso oltre ad avere un costo d'implementazione della soluzione prossimo a zero l'effetto dell'azione di advertising è ben misurabile utilizzando gli appositi tool gratuiti messi a disposizione da facebook.
Questa mi sembra la soluzione ideale per pubblicizzare un'attività imprenditoriale di beni (ad esempio abigliamento di tendenza) che possono essere pubblicizzati a basso costo e rivolgendosi a target ben precisi (studiando appositamente i profili).
Questo modo di fare advertising a mio parere può essere interessante anche più dell'utilizzo di testimonial "famosi"; ovviamente compatibilmente ad una corretta gestione del brand.

mercoledì 25 marzo 2009

Il mercato del lavoro tra pubblico e privato


Recentemente la Fondazione Giovanni Agnelli ha pubblicato il suo annuale studio sull'andamento dell'istruzione in Italia. Emerge un quadro in cui l'unico fattore attraverso il quale si possono classificare i docenti l'anzianità.
Si avanza nelle graduatorie per anzianità, lo stipendio percepito aumenta con l'anzianità senza considerare parametri di performance del docente. Questo è molto grave in quanto non si può valutare se un docente compie bene o male il suo lavoro (non ci sono indicatori che valutino la qualità della didattica) sembra quasi che si intenda che più un docente è anziano e più sia bravo. Ma questa correlazione è tutta verificare perché in settori molto innovativi se un docente anziano non si aggiorna di frequente corre il rischio di preparare studenti su argomenti ormai obsoleti.
Inoltre il parametro dell'anzianità non dipende direttamente dall'individuo ovvero un docente non ha nessuna leva per poter modificare l'anzianità oltre ad aver pazienza ed aspettare.
Quindi manca del tutto un sistema che incentivi e metta in competizione i professori al fine di offrire un servizio pubblico sempre migliore.
Tale situazione rende il dipendente pubblico (non solo docenti) in una posizione privilegiata in quanto non avvertono le pressioni del mercato del lavoro privato dove si viene misurati in tutto e valutati sotto molteplici aspetti.
Senza considerare gli aspetti clientelari legati alle influenze politiche nella pubblica amministrazione.
La cosa più strana è che i dipendenti della pubblica amministrazione non si accontentano di questa situazione di intoccabili (licenziare un dipendente pubblico è praticamente impossibile) ma avanzano pretese continuamente.
Ora cosa dovrebbe pensare di loro un operaio in cassa integrazione o un dipendente alle prese con l'up or out????
Situazione alquanto anacronistica: ci troviamo di fronte ad una situazione di alto dinamismo e competizione sfrenata alla ricerca delle performance migliori perché ne vale della propria posizione dall'altro ci troviamo di fronte ad una situazione statica in cui ci si appella unicamente all'etica del lavoratore.
Sentire la pressione del mercato del lavoro nei dipendenti pubblici non può che giovare alla cittadinanza e forse stimolerebbe maggiormente anche i dipendenti che troverebbero motivazioni e stimoli anche attraverso meccanismi di incentivi economici e non.

martedì 24 marzo 2009

PMI & Globalizzazione


Un'opportunità.
La Globalizzazione dai più è smepre stata vista così.
Prima un'opportunità per reperire manodopera a basso costo ora un'opportunità per vendere a clienti che iniziano ad avere sempre più nuove esigenze da soddisfare.
Quest'ultima deve essere un'occasione per le PMI Italiane di aumentare il loro export entrando in mercati in rapido cambiamento per cui la flessibile struttura delle PMI sembra essere adatta (manager e proprietà permettendo).
Per definirsi "Globalizzati" non serve andare nell'altro capo del mondo, spesso basta gettare l'occhio al di là del mare per trovare paesi che crescono del 6-7% non troppo lontani e raggiungibili senza investimenti particolarmente onerosi.
Capire questo in un momento di crisi del genere può significare non solo sorpassare la crisi ma trovare un'impulso per la crescita aziendale e per la competitività dell'impresa.
In quest'ottica sarebbe utile una mano dallo Stato che potrebbe fluidificare questo pensiero con delegazioni nei paesi più interessanti al fine di conoscerne le peculiarità burocratiche e sociali.

lunedì 16 marzo 2009

Superare la crisi migliarando se stessi

I periodi di recessione economica sono momenti molto difficili per le imprese.
Ma sono anche momenti dove si possono sfruttare molte opportunità.
I periodi di recessione sono il momento ideale per guardare ai propri processi interni ed aumentare l'efficienza del sistema dell'impresa.
Efficienza necessaria per appianare le asperità del fondale per poter continuare a navigare tranquillamente anche quando il livello dell'acqua si abbassa.
Questo lo si può fare analizzando e monitorando i processi interni e paragonando le proprie performance con quelle competitor.
Analisi che può risultare onerosa ma di vitale importanza per poter superare l'attuale congiuntura economica sfavorevole.

giovedì 12 marzo 2009

Stock option si; stock option no...


Si fa un gran parlare di stock option in questo periodo.
Spesso vengono descritte come uno strumento poco etico che servono solo per l'avidità dei vari CEO.
La stock option in se deve essere un incentivo ad overperfomare gli obbiettivi preposti.
Quindi non sembrerebbe uno strumento demoniaco anzi sembrerebbe estremamente meritocratico, l'unico problema è che spesso non funziona bene: i comitati che decidono e controllano l'assegnazione delle stock option è nominato da chi le deve ricevere.
Questo è un primo punto a sfavore di questo sistema che assomiglia ad un cane che si morde la coda.
Il secondo punto, a mio parere, ha potenzialmente molto devastanti perchè chiama in causa la sostenibilità del business: come si può premiare delle iniziative di business che nel breve periodo producono profitti ma nel lungo periodo esplodono come delle bolle di sapone?
Per questo è necessario che tra i criteri di assegnazione delle stock option ci sia la possibilità di revocarle in caso di insostenibilità delle scelte di business fatte.

Abbattere il paradosso della produttività


E' possibile superare il "productivity paradox"?
Non tanto con l'evoluzione delle tecnologie informatiche ma con l'evoluzione del loro utilizzo è possibile rompere i normali paradigmi e modi di pensare stravolgendo i normali workflow e superare il paradosso della produttività.
Basti pensare come le potenzialità del Web 2.0 possono impattare su un'organizzazione complessa come può essere quella di un'azienda.
Nei grandi contesti enterprise iniziano a svilupparsi le prime applicazioni che prendono spunto dalle filosofie del Web 2.0 iniziano a comparire anche le prime applicazioni web based interamente dedicate al business (ERP e CRM interamente web based).
Mettere un'applicazione aziendale in un contesto molto familiare all'utente come quello della navigazione di un sito su un browser può avere un impatto molto positivo sulle curve di apprendimento della nuova applicazione.
Questi vantaggi sono ancora più evidenti in aziende start-up o in rapida crescita; aziende che si accorgono di avere dei fabbisogni informativi da soddisfare ma non hanno i capitali necessari per intraprendere ingenti investimenti come quelli dell'implementazione di soluzioni ERP tradizionali.
In casi come questi che i modelli del software as a service e del platform as a service offrono una via low cost per soddisfare il fabbisogno informativo di queste attività imprenditoriali.
La tempestività dell'informazione è alla base di una corretta gestione per questo è fondamentale superare il "productivity paradox".

sabato 7 marzo 2009

About Crisis...


Intendo precisare che la crisi che sta affrontando l'Italia non è direttamente correlata con il contesto macroeconomico internazionale. O meglio, è solamente un fattore che contribuisce alle difficoltà economiche del tessuto industriale italiano.
Già, perché la crisi che si sta vivendo in Italia non causata da titoli tossici, o problemi di liquidità del sistema bancario ma dalla perdita di COMPETITIVITÀ nello scenario internazionale.
Una competitività che avevamo in passato perché dopata da interventi assistenzialisti dello Stato prima con le varie casse del mezzogiorno, incentivi vari o da svalutazioni coatte della Lira.
Da quando queste tipologie di interventi sono stati limitate dall'UE gli ingranaggi del sistema hanno iniziato ad incepparsi mettendo in mostra quanto male fossero progettati e quanto fossero inefficienti.
Inefficienze abilmente mascherate da pseudo politiche di sviluppo che invece di aiutare l'economia l'hanno viziata.
Aiuti che hanno bloccato la rincorsa al miglioramento continuo e all'efficienza.
Possiamo paragonare l'impresa ad una nave (esempio noto) che naviga in acque profonde e non si preoccupa dell'asperità del fondale ma man mano che l'acqua si riduce le rocce del fondale emergono creando problemi alla navigazione.
E invece che aggirare o abbattere le rocce si è deciso di fermarsi ed aspettare aiuto.
E l'economia si ferma!
E fermarsi in un mondo che corre con paesi emergenti che hanno tassi di crescita a due cifre vuol dire rimanere indietro! 
Poi aggiungiamoci il limite all'erogazione del credito ed inizia la recessione...
Inoltre il consumo interno è da anni che diminuisce e quindi si sopperiva a queste mancate quote sfruttando le esportazioni ma ora che le esportazioni sono ridotte perché molti paesi stanno attraversando le nostre stesse difficoltà (generate da cause diverse) gli ordini diminuiscono.
La coperta sembra corta e l'inizio di un circolo vizioso sembra aperto.
In realtà si entra nel circolo vizioso se non si decide di mettersi in discussione e capire alla radice perché non si è competitivi e cercare la strada per diventarlo.
Vi siete mai chiesti perché la FIAT andava male quando aveva aiuti dallo Stato ed invece quando questi aiuti sono cessati le cose sono andate meglio??????

mercoledì 4 marzo 2009

3 aspetti su cui riflettere

Propongo 3 aspetti su cui riflettere; aspetti proposti dal noto blogger d'assalto americano Cory Doctorow nel suo blog www.boingboing.net

"...
1. Economia comportamentale

Quest'anno non si farà che parlare di soldi, di come li spendiamo e soprattutto come li guadagnamo. Negli anni '80 era stato lanciato lo slogan Greed is good ("L'avidità è cosa buona"), in cui si sottolineava l'aspetto razionale del far soldi: rastrellarne con ogni mezzo, il più possibile. Un esperimento ha mostrato che se metti alcune persone in una stanza con un mucchietto di fiches da poker che valgono un euro l'una e dopo un po' di tempo inizi a farne sparire un po', comincerà una corsa a chi compra più fiches dagli altri. Anche quando le cavie sanno che presto le fiches spariranno dalla stanza, continuno a comprarne fino a pagarle cifre ridicolamente alte. Dov'è finita la razionalità del far soldi? La spiegazione di chi, alla fine dell'esperimento, era arrivato a pagare una fiche 20 euro è stata: «Sapevo che ci sarebbe stato chi le avrebbe volute». Non c'è soltanto raziocinio dietro alle nostre scelte economiche ma anche invidia. Una forza potente quanto in genere sottovalutata.

2. Costi di coordinamento
Qualunque azienda, dalla fabbrica di computer all'organizzazione religiosa, deve fare i conti con lo stesso problema: coordinare le persone e farle lavorare insieme. Più sono le teste da mettere d'accordo e più onerosa diventa la cosa dal punto di vista economico. Pensate ora a come il web 2.0 sia stato capace di abbattere questi costi. Riusciamo a immaginare un'operazione enorme come Wikipedia senza l'interazione del web? Nel 2009 la necessità di azzerare i costi di coordinamento sarà sulla bocca di tutti.

3. Privacy bailout
Ovvero il salvataggio della privacy... proprio come molti governi stanno facendo con le industrie in crisi. Per scoprire un terrorista all'interno di un gruppo bisogna per forza raccogliere informazioni sul maggior numero di persone possibile? Non si rischia di cercare un ago in un pagliaio sempre più grande? Quest'anno sarà fondamentale ripensare il concetto di privacy, soprattutto perché sapere tutto di tutti equivale a non sapere nulla. Ciascuno di noi, se viene passato al setaccio, ha dei tratti sospetti e l'ossessione dei nostri governi per il controllo e la raccolta di dati può portare a una sorta di overdrive di informazioni, a una vera e propria bancarotta dell'intelligence.

..."


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