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venerdì 28 novembre 2008

Servizio pubblico o pubblico ladrocinio?


Sono usciti i nuovi orari di Trenitalia.
Come ormai da tradizione il servizio è peggiorato.
E' interessnate valutare le politiche di scelta dei treni sulla tratta Adriatica (treni da Milano verso la Puglia).
Tratta non coinvolta dal progetto TAV (comprensibilmente per via dell'orografia del territorio) ma quello che non trovo accettaile è il modo in cui è stato degradato il servizio.
Sono stati cancellatit tutti gli Eurostar propriamente detti (ETR 500), sono stati mantenuti alcuni Eurostarcity (ovviamente con prezzo rincarato), ed i treni cancellati sono stati abilmenti sostituiti con la rinomata FRECCIAROSSA che applica tariffe TAV costringendo così a pagare in più senza garantire tuttavia un servizio alternativo, senza considerare che la FRECCIAROSSA non prosegue e si deve cambiare treno prendendo la coincidenza a Bologna (sperando che sia puntuale).
Morale della favola solo 2 treni diretti (Eurostarcity) ed altri treni tav con il cambio a Bologna con lo scopo di obligare i viaggiatori a prendere dei treni più costosi.
Trovo che questa manovra sia inopportuna per un servizio pubblico, lo Stato, i Garanti e le Regioni devono vigilare sull'operato di questi Sindacalisti improvvisati manager che hanno come mission aziendale "estorcere" soldi ai viaggiatori.

martedì 11 novembre 2008

INNOVAZIONE + STRATEGIA = VALORE


In tempi in cui difendere i propri vantaggi competitivi diventa sempre più difficile non basta avere una buona strategia industriale.
Diventa fondamentale la capacità di sapersi innovare!
Non solo per creare nuovi vantaggi competitivi ma anche per poter anticipare il mercato sapendo mutare, a secondo delle necessità, il proprio modello di business.
L'innovazione può essere la chiave del successo ma non può essere fine a se stessa, ovviamente deve essere coerentemente supportata da una valida strategia che sappia rendere l'innovazione redditivà portandola così a generare valore.
L'innovazione deve riguardare non solo il prodotto ma anche l'organizzazione: deve poter impattare su i processi interni come sul prodotto finale.
L'innovazione deve essere un fattore abilitante per la produttività andando a cambiare i paradigmi di lavoro agendo sia sulla loro efficienza che efficacia permettendo il raggiungimento di performance di volta in volta migliori.
Per questo è fondamentale che l'innovazione vada accompagnata da una strategia capace di supportorla/sfruttarla per il raggiungimento degli obbiettivi di business.

domenica 15 giugno 2008

La Crescita delle PMI


In questo post non voglio parlare della solita teoria della crescita aziendale (crescita esterna, interna, etc etc.....).
Voglio partire dal presupposto per cui "un'impresa o cresce o muore, non esiste lo stallo....".
Questo è evidente perchè se un'impresa è "sana" non ha problemi a svilupparsi ed ad accrescere il proprio business e di conseguenza se un'azienda non funziona a buon motivo deve chiudere (un principio che può sembrare spietatamente Darwiniano ma è l'unico sostenibile nel lungo periodo) il punto cruciale è: l'impresa che non cresce e non muore (stalla) che deve fare?
Secondo me la situazione di stallo può derivare nel caso di un'impresa sana da una cattiva gestione perchè:
  1. se il mercato è ormai maturo il management deve necessariamente rinnovare il business cercando mercati emergenti;
  2. mentre se il mercato ha ancora prospettive di crescita la situazione di stallo si tradurrà in perdite diquote di mercato con tutte le conseguenze del caso;
Sia nel primo che nel secondo caso la colpa ricade sempre sul management.
Adesso vorrei passare a porre l'attenzione sulla Piccola e Media Impresa italiana.
Storicamente la piccola impresa italiana nasce dall'artigianato e si sviluppa grazie al successo dei propri prodotti diventanto industria. Qui nascono i problemi!
L'industria differisce dall'artigianato non solo per i volumi ma anche dall'organizzazione del lavoro sia quella tradionale del Taylorismo e Fordismo sia quella più moderna dell'organizzazione aziendale e della gestione dei dati ed informazioni.
Se si gestisce l'industria con i principi dell'artiginato (situazione molto frequente) non si hanno le possibilità di crescere e se il prodotto comunque è valido ci si dirige verso lo stallo.
Diventa fondamentale portare nella neonata industria la cultura aziendale ed industriale sciogliendo i vecchi paradigmi dell'artigianato e cercando di orientarsi ad una nuova visione e concezione del proprio business.
Diventa quindi essenziale trovare un posizionamento strategico per capire quali sono i diretti competitor, quale siano le esigenze della clientela da soddisfare, il come soddisfarle dovrebbe essere cosa nota......
Ma questo non basta, è solo il primo passo verso la visione industriale della propria impresa.
La seconda rivoluzione è la cultura dell'informazione cioè quell'approccio sistemico alla gestione dei dati e dell'informazione che deve essere la base di ogni processo decisionale dell'impresa.
Basta alle decisioni emotive!!!! Si alle decisioni razionali fondate su dati oggettivi!!!!
Ora siamo a buon punto.... Abbiamo posto le basi solide per una corretta crescita aziendale......

domenica 8 giugno 2008

Ingegnere Gestionale: Moda o Necessità?


Premesso che i VERI INGEGNERI GESTIONALI sono solamente quelli che provengono da certi Atenei, scrivo questo post alla luce di alcune discussioni lette su di un forum.
L'argomento della discussione verte sulla controversa figura dell'ingegnere gestionale.
Per citare un famoso autore "Chi è costui?" (questa volta non è Carneade....)
Prima di rispondere all'enigma "Moda o Necessità?" vorrei spiegare in cosa consiste la figura dell'ingegnere gestionale.
Se vogliamo provare a dare una definizione da ingegneri è colui che "progetta la gestione" delle aziende; ma per dare una spiegazione più completa e consona è una figura creata appunto per "gestire" i processi, il business, le aziende e non solo. Infatti le peculiarità maggiormente sviluppate nel percorso formativo (grazie anche alla formazione tipica dell'ingegnere) sono il decision making ed il problem solving che permettono di approcciare problemi particolari come quelli della gestione aziendale.
Detto ciò si può provare a risolvere l'enigma in questione.
Ormai la maggior parte delle aziende, sia grandi che piccole, conoscono l'esistenza di questa figura ed affascinate hanno iniziato ad assumere ingegneri gestionali.
Ma con quale logica?
Secondo me l'ingegnere gestionale è adatta ad ogni tipo di azienda di qualsiasi settore industriale, sia grande che piccola.Questo perchè la formazione dell'ingegnere gestionale non è industry specifica ma è una formazione prettamente manageriale ed il management non dipende dal settore industriale.
La dimensione dell'impresa inoltre non è un problema poichè qualunque impresa necessità di management, ovviamente organizzato in modo diverso e con peculiarità diverse.
Quindi finora sembrerebbe una necessità, MA l'aspetto fondamentale è "cosa ci si aspetta da un ingegnere gestioanle?".
Come dicevo precedentemente l'appeal di questa figura può portare alcune aziende ad un'assunzione inutile.
Questo perchè se si assume un ingegnere gestionale senza comprendere l'apporto che può dare all'organizzazione questa è un'assunzione INUTILE.
Questo accade specialmente nelle piccole imprese poichè manca la cultura industriale e mancando insieme alla cultura anche la sensibilità ai cambiamenti dei mercati non si può comprendere l'utilità dell'ingegnere gestionale.
In questo modo non si sfrutta un'importante occasione per cambiare verso una gestione sistematica del business, cambiare cultura ed innovare i processi e l'organizzazione.
Per la piccola impresa l'ingegnere gestionale rappresenta la cultura aziendale necessaria per creare un ambiente idoneo a competere nelle dure sfide dei mercati.
Essere "piccoli" non è un alibi per non avere: una visione startegica, un posizionamento competitivo ben definito, una cultura dei dati e delle informazioni necessaria prendere le decisioni di tutti i giorni, una sensibilità al cambiamento e all'innovazione.
Essere "piccoli" non vuol dire rimanere "piccoli" perchè l'impresa o cresce o muore non esiste rimanere uguali!
Se si rimane uguali qualcosa non funziona e qui serve innovazione e cambiamento nel management serva nuova linfa vitale e una spinta propulsiva: questo lo può portare un ingegnere gestionale.
Ma questo deve essere supportato con un forte commitment dalla proprietà che deve aver capito questa NECESSITA' altrimente "il gestionale" non serve, ed ai dipendenti è consigliato iniziare atrovare un altro datore di lavoro.
Quindi l'ingegnere gestionale è MODA per chi "ne ha sentito parlare e ci vuole perchè l'azienda a fianco ce l'ha...." è NECESSITA' per chi vuole fare il salto di qualità ed ambire ad essere competitivi e vincere le sfide dei mercati!

giovedì 1 maggio 2008

Ridiamo il loro posto ai Laureati!

Due articoli di giornale letti recentemente mi hanno spinto a trattare questo temo.
Il primo scritto su di un sito internet per studenti dove si scoraggiava (seppur provocatoriamente) a continuare gli studi perchè tanto le aziende non richiedono particolari competenze che richiedano un laurea quindi i laureati assunti sono pagati alla stregua di diplomati.
Il secondo articolo comparso su un giornale destinati agli studenti universitari, metteva in luce uno studio della SDA Bocconi su quali strumenti e metodologie di management fossero utilizzate nelle PMI.
Ebbene il quadro emerso è molto triste.
Ritengo inconcepibile scoraggiare la formazione Universitari; con ciò non voglio dire che tutti devono fare l'Università ma che chi ha le capacità ed i meriti è giusto che valorizzi adeguatamente le proprio capacità.
Forse la riforma 3+2 e il degrado di certi Atenei ha un po' fatto perdere il significato del laureato ma non si deve dimenticare che prima di tutto il laureato è una figura portatrice di Innovazione, Competenze e Progresso.
Non ha senso assumere un laureato per compiere lavori di routine, in quest'ottica si perde il valore e le capacità della persona che disimpara (forse per questo le imprese preferiscono diplomato: hanno meno da disimparare) e perde il ruolo della sua figura. In quest'ottica è ovvio che un laureato è una persona superflua e per digitare i codici di ordine di un determinato articolo basta un diplomato ma forse anche una licenza media!
Il laureato in Azienda deve essere una figura promotrice del cambiamento, deve indirizzare l'innovazione; capire cosa funziona, cosa non funziona e saper porre rimedio alle inefficenze!
Solo in questo modo le skill acquisite durante gli anni di studio sono valorizzate correttamente, non sono le nozioni che fanno la differenza ma la modalità di approcciarsi a dei problemi che a mio giudizio è cosa alquanto più preziosa del sapere delle nozioni (che sono comunque importanti).
Solo in questo modo si riesce a migliorare il sistema impresa.

venerdì 14 marzo 2008

ClusterStar

Vorrei parlare di un'interessante iniziativa partita da due studenti tedeschi Christian Ziegler e Daniel Lieber.
Loro hanno avuto il coraggio di dare vita ad un network (www.clusterstar.com) di consulenze aziendali elaborate esclusivamente da studenti fornendo elevate performance a costi contenuti.

mercoledì 5 marzo 2008

Strategy on internet 2..... cos'è cambiato? (mi perdoni M. Porter)

Dopo le recenti news che vedono una possinile alleanza tra Yahoo ed il gruppo editoriale Time Warner (proprietaria tra cui si AOL e CNN) appare sempre più evidente come sia mutato l'ambiente competitivo di internet. Tutte le grandi webcorp (Google, Microsoft ed ora, a quanto pare anche Yahoo) stanno prendendo in considerazione di ampliare o espandere l'aria Media dei propri portali. Il mercato della pubblicità è l'anima di internet, ormai svaniti gli iniziali entusiasmi del nuovo canale di Business per l'ecommerce (tranne in pochi casi come Ebay), si è compreso che di fatto internet è si un nuovo canale ma non per il commercio ma per l'entertainment inteso nel senso più ampio (dal puro intrattenimento alla ricerca di curiosità) lasciando spazio all'interazione con gli utenti.
Il tutto è evidenziato che molti editori tradizionali stanno trasformando i loro siti in veri e propri portali generando contenuti appositamente per il web connotando uno spiccato interesse vero questo trend evolutivo.

lunedì 3 marzo 2008

Il Valore dell'Informazione

Ad un'impresa a cosa servono le informazioni?
Le informazioni servono per creare valore: l'obiettivo principali di ogni impresa!
Ma come fanno le informazioni a creare valore?
Il valore viene generato attraverso un'opportuna gestione e il loro sapiente utilizzo poichè le informazioni devono essere comprese al fine di trasformarsi in conoscenza necessaria per un corretto approccio alle decisioni.
Quindi è importante indirizzare adeguatamente la raccolta dell'informazione verso le necessità dettate dal business.
Le informazioni sono il vero valore di un'impresa perchè sono la base da cui partire per selezionare decisioni appropriate che migliorino le performance aziendali.
Prendere una decisione con "coscienza" permette di poter gestire meglio imprevisti e quindi avere una miglior gestione della decisione presa.
Prendere delle decisioni coerentemente con "politica" o per seguire degli "istinti" è profondamente sbagliata.
E' fondamentale avere una "coscienza" della decisione presa al fine di poter mappare tutte le conseguenza per poter capire gli impatti sul Business.

giovedì 28 febbraio 2008

Nuova Bolla ?

E' il momento delle acquisizioni. La maggior parte dei colossi dell'IT vuole un social network e sono disposti a sborsare miliardi di dollari (Google ha comprato Youtube per 1,6 miliardi dollari).
Ma queste community valgono così tanto? Pur considerando eventuali sinergie con gli acquirenti il prezzo d'acquisto è corretto? Oppure siamo solo di fronte ad una nuova "bolla speculativa" sulle onde dell'entusiasmo del web 2.0 come lo fu per l'ecommerce nell 2000?
Per giunta spesso questi target d'acquisizione non generano utili e per giunta nel caso di youtube spesso ci sono beghe legali. La giustificazione di Google sembra plausibile: youtube rientra in una strategia di diversificazione attraverso la quale cercare di imporsi anche come nuovo media.
Anche Microsoft sembra intenzionata a diversificare il proprio business espandendosi nell'online advertising acquisendo una quota di facebook (5%) garantendosi l'esclusiva della pubblicità.
Credo che in realtà si tratti tutto (tranne in pochi casi) di acquisizioni decise sull'onda emotiva causata dalla grande attrattivita di "eBrand" attraenti e con un'ampia customer base(molto attraente per chiunque) che producono anche un certo impatto mediatico sulla popolazione (basti pensare all'OPA di Microsoft per Yahoo). Attenzione a non commettere gli errori del passato, evitiamo bolla speculativa 2.0.

Alessandro

martedì 26 febbraio 2008

Ciao!

Questo è il primo post di questo mio blog.

Colgo l'occasione per presentarmi: sono uno studente della Laurea Specialistica in Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano. Nonostante senta parlare di management tutto il giorno per motivi didattici questo argomento ancora non mi annoia e così ho deciso di creare questo luogo d'incontro per chiunque sia interessato a quest'argomento.

In pieno stile Web 2.0 mi aspetto partecipazione da tutti i lettori (spero che ne siate parecchi).

Alessandro

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