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domenica 18 gennaio 2009

L'Italia deindustrializzata


Che l'Italia sia in una fase di deindustrializzazione non è certo una novità.
Un processo in atto da molti anni ma che con la globalizzazione e la crescita esponenziale delle economie emergenti dei paesi in via di sviluppo ha subito una notevole accelerazione.
Fin qui tutto noto.
Il problema delle deindustrializzazione italiana risiede nel fatto che non si è creata quella sorta di economia post-industriale basta sui servizi piuttosto che sulla produzione di beni.
La transizione da economia industriale all'economia post-industriale è necessaria per riassorbire nel tessuto economico coloro che hanno perso il lavoro durante lo smantellamento del tessuto industriale.
Il cuore del problema è che in Italia questa transizione stenta e fatica a realizzarsi, creando molti disagi nel tessuto socio-economico a causa dei posti di lavoro persi con la deindustrializzazione e dei bassi salari di coloro che sono rimasti occupati.
Sicuramente l'Italia si sta deindustrializzando ma non credo che si giungerà nel breve ad un'economia post-industriale correndo il rischio di non intraprendere mai a piene il percorso post-industriale rimanendo semplicemente una ex realtà industriale con tutti i disagi sociali ed economici del caso.
Il rischio è di vedere sempre più aree "ex-nome di qualche industria" dismesse alle periferie delle nostre città, abitate di notte da chi prima ci lavorava che si è ritrovato senza alloggio per via del lavoro perso.
Poche di queste aree dismesse vengono riconvertite e non senza difficoltà.
Inoltre tutta una serie di fattori culturali radicati nella mentalità degli italiani rallentano il passaggio verso un'economia incentrata sull'erogazione di servizi.
Eppure la nostra società ha molto bisogno di più servizi, ma questi sono sempre più rari e costosi, perchè in Italia si opera spesso in settori protetti o tutelati, difendendo i vantaggi acquisiti sugli altri e di fatto limitanno limita concorrenza con conseguente
Io personalmente non approvo un cambiamento radicale del tessuto e non credo che le due realtà economiche non siano compatibili.
Anzi sono compatibili eccome....
Diventa quindi importante attuare una selezione su quali settori industriali sono strategici, all'avanguardia e con posizione vantaggiose rispetto alla concorrenza estera ed al tempo stesso servire i bisogni dei cttadini mediante dei validi servizi con accetbili standard di qualità a prezzi ridotti.
Divente, alla luce di quanto detto, rivedere i processi di deindustrializzazione per scegliere solo le aziende che meritano e che hanno senso di continuare a produrre; perchè la produttività è il vero motore dell'economia.

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