Ogni imprese, nel corso del suo esercizio, si confronta con le richieste degli azionisti (shareholder) e con i "portatori di interessi" non proprietari di azioni dell'impresa (stakeholder).
I primi hanno sempre posto delle aspettative sui risultati della gestione dell'impresa in quanto possessori del "capitale di rischio" dell'impresa stessa.
Ma nel corso dell'attuale recessione economica questa capacità d'influenzare le scelte strategiche è stata delegittimata dai governi nazionali che si sono investiti del ruolo di rappresentanti degli stakeholder.
Situazione alquanto inconsueta visto che in alcuni casi i Governi hanno trattato la cessione di assets al posto dei legittimi proprietari. Questo per cercare di fornire le opportune garanzie agli stakeholder ma anche perché spesso il governo elargisce aiuti non indifferenti.
Ma in quest'ottica l'azionista sembra delegittimato!
In realtà ogni azionista spera che il proprio capitale di rischio investito sia redditivo, la gestione del capitale tuttavia non è di sua esclusiva competenza (infatti la gestione è separata dalla proprietà), perciò il suo interesse non dovrebbe concentrarsi sulle decisioni ma sui risultati.
Quindi i Governi che fronteggiano realtà economiche in difficoltà non solo devono "consigliare" scelte strategiche nell'interesse degli stakeholder che rapresenta ma anche nell'interesse degli shareholder quindi optare per scelte strategiche che brucino il valore dell'azienda.
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