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Buona lettura...

martedì 29 settembre 2009

Quando il calcio è una questione politica

I mecenati del Calcio sono sempre meno e la transizione da sport a business si accentua sempre più.
Probabilmente più che una mutazione è una consapevolezza della sostenibilità economica di questa attività sportiva.
In passato per far quadrare i conti i Presidenti ricapitalizzavano le società calcistiche senza aspettarsi ritorni particolari ritorni. Ora, tranne qualche eccezione, questi mecenati non ci sono più e si diffonde sempre più la mentalità di far quadrare i conti per evitare spiacevoli insolvenze.
Fare affidamento sulle plus-valenze (rivalutazioni) dei giovani è un'operazione che implica un certo rischio e può richiedere tempo.
Allora molte società diversificano i ricavi e capitalizzando la società con investimenti immobiliari: gli Stadi di proprietà!
Vedendo anche come si comportano le società all'estero il modello può sembrare vincente se non fosse per il fatto che siamo in Italia e si sa in Italia è tutto più complicato.
Basti vedere alle recenti vicende della cittadella dello sport di Firenze e delle perplessità del suo nuovo sindaco.
Di fatto investimenti importanti che giustamente devono essere inquadrati in logiche di sviluppo della città ma d'altra parte anche la città deve andare incontro a chi ha dato per la società sportiva.
E la questione da economica e sportiva diventa politica....
Le amministrazioni devono compiere lo sforzo di capire l'esigenza di tali investimenti e devono essere capaci di saperli collocare sapientemente nel tessuto urbanistica della città.

sabato 26 settembre 2009

5 + 6 = 12 ; quando i Conti non tornano


Il titolo di questo post richiama il simpatico indovinello di due Conti che lasciano un messaggio in codice al loro maggiordomo.
Il messaggio appunto citava 5 + 6 = 12 così il maggiordomo non dubitando delle capacità algebriche dei suoi padroni non preparò la cena.
In questo caso l'errore dell'espressione algebrica rappresenta un codice e non una mancanza matematica.
In altri casi però con i numeri si spesso confusione; in particolare quando si stilano le statistiche. In particolare le statistiche sulla scuola. E questa volta non mi riferisco alle statistiche che stilano le classifiche degli atenei italiani ma alle classifiche sui laureati in Italia.
In uno studio del CENSIS per il World Social Summit 2008 risulta che in Italia il 33,3 % dei laureati è sottoccupato mentre se restringiamo l'ambito ai neolaureati la percentuale sale 48,4%.
Da questa statistica si potrebbe pensare facilmente che nel mercato dei laureati ci sia un eccesso di offerta (anche la mia personale esperienza mi porta a questa conclusione).
Ma perchè il Centro studi di Unioncamere del 2008 dice invece che servono ulteriori 42.000 laureati????
Queste statistiche sono assolutamente in contrasto. Da un lato si dice che i neolaureati sono sottoccupati dall'altro paradossalmente se ne vogliono di più.
Sembrerebbe che chi da lavoro vuole avere dei laureati per svolgere funzioni da diplomati; questo ha senso (da parte del datore di lavoro) solo se il laureato costasse come un diplomato; perchè a parità di costo probabilmente svolgerebbe il lavoro in modo migliore. Visione puramente miope poichè non si considera il fattore umano che un dipendente non motivato di fatto non rende in maniera adeguata alle sue possibilità.
Se questa è la motivazione che si estrae da queste statistiche, lasciamo tutti l'università ed andiamo a tentar fortuna con i provini per il "Grande Fratello" e "Uomini & Donne"....

venerdì 25 settembre 2009

Business Model Innovation Matters

Pubblico questa interessante presentazione tratta da slideshare sull'innovazione dei modelli di business dopo l'avvento di internet.

Exit Strategy?

Ora che sembra superata la valle della disperazione della crisi ed iniziano a comparire i primi segni + si sente un gran parlare di exit strategy.
Ma in realtà cosa è cambiato in Italia durante questa crisi?
Niente!
Prima di questa crisi molto dei nodi strutturali come freno dell'economia italiana e handicap per la competitività delle imprese nostrane.
Ma qualcuno li ha sciolti questi nodi??
Proprio oggi sono stato su un treno che è partiti da Milano e mi ha portato a destinazione con 180 minuti di ritardo!
Con la scusa della crisi si sono dati un po' di contentini quà e là per acquietare gli animi, il solito sperpero all'Italia: nessuna lungimiranza, nessuna selettività in quello che si è fatto.
Torneranno anche i segni + ma i problemi restano e le decisioni di politica economica vengono prese in base all'auditel e non in base a precisi piani per il futuro. E questo più che colpa dei governi centrali è colpa delle amministrazioni locali.
Nella mia provincia (ex cassa del mezzogiorno) le multinazionali venute con gli incentivi ora stanno lasciando il territorio perchè ora non hanno più da prendere lasciando a casa migliaia di lavoratori. Lasciano il territorio con la scusa della crisi ma sono aziende che fanno utili!!!! Non sono in perdita!!!! Hanno avuto una normale contrazione del giro d'affari dovuta chiaramente alla congiuntura, ma sono in attivo e non sono state vittime del credit crunch!!! E gli amministratori locali cosa chiedono? Di nuovo la cassa del mezzogiorno! Ma dico avete mai visto un medico curare un malato con la causa della sua malattia??
Avrei capito se qualcuno avesse avanzato pretese sulla restituzione opportunamente attualizzata dei sussidi presi al fine di reinvestirli sul territorio; invece questi lungimiranti politici chiedono sovvenzioni a pioggia! A spendere i soli degli altri sono bravi tutti!
Ci vuole una ventata d'aria fresca per risolvere questi problemi che rallentano non solo l'economia ma l'Italia stessa.

venerdì 11 settembre 2009

Internet, istruzioni per l'uso




Ecco il manifesto/istruzioni-per-l'uso redatto da alcuni blogger tedeschi:

1. "Internet è diverso" Il nuovo mezzo di comunicazione è molto differente rispetto agli altri media. Chi vuol lavorare nel campo dell'informazione deve adattare i propri metodi di lavoro alla realtà tecnologica di oggi invece di ignorare e contestare il mondo multimediale. Bisogna produrre prodotti giornalisti nuovi e migliori.

2. "Internet è un impero mediatico tascabile" Grazie a internet è possibile fare dell'ottimo giornalismo anche senza immensi investimenti. Il web riorganizza le strutture esistenti dei media abbattendendo gli antichi confini che esistevano tra giornali, televisione, radio etc.

3."Internet è la nostra società e la nostra società è internet" Wikipedia, YouTube e i social network sono diventati una parte della vita quotidiana per la maggioranza delle persone nel mondo occidentale. I mezzi di comunicazione, se intendono sopravvivere alla rivoluzione tecnologica contemporanea, devono capire i legittimi interessi dei nuovi utenti e abbracciare le loro forme di comunicazione.

4. "La libertà di internet è inviolabile" Il giornalismo del XXI secolo che comunica digitalmente deve adattarsi all' architettura aperta di Internet. Non è ammissibile che si limiti questa libertà in nome di interessi particolari commerciali o politici, spesso presentati come interessi generali. Bloccare parzialmente l'accesso a internet mette a repentaglio il libero flusso delle informazioni e il diritto fondamentale di informarsi.

5. "Internet è la vittoria dell'informazione" Per la prima volta grazie a Internet l'utente può scegliere realmente come informarsi e attraverso i motori di ricerca attingere a un patrimonio d'informazione immenso.

6. "I cambiamenti apportati da Internet migliorano il giornalismo" Grazie a internet il giornalismo può svolgere un'azione socio-educativa completamente nuova. Ciò significa presentare notizie in continuo cambiamento attraverso un processo inarrestabile. Chi vuol praticare il giornalismo deve essere stimolato da un nuovo idealismo e capire che le risorse offerte da internet sono un incredibile stimolo a migliorare.

7. "La rete richiede collegamenti" La rete è fatta di collegamenti. Chi non li usa si autoesclude dal dibattito sociale e ciò vale anche per i sitiweb dei tradizionali mezzi di comunicazione.

8. "Linkare premia, citare abbellisce" Chi fa giornalismo online deve offrire all'utente un prodotto sempre più completo. Linkare le fonti e citarle permette di conoscere direttamente e più ampiamente i temi di cui si dibatte.

9. "Internet è la nuova sede per il discorso politico" Il giornalismo del XXI secolo deve fare in modo che il dibattito politico si trasferisca sempre di più sulla rete così il pubblico potrà partecipare direttamente ai discorsi politici e dire la sua.

10. "Oggi libertà di stampa significa libertà d'opinione" I giornalisti non devono temere che la rete possa sminuire il loro compito di selezionare le notizie e informare. La vera dicotomia che invece internet realizza è quella tra il buon e cattivo giornalismo.

11. "Sempre di più: le informazioni non sono mai troppe" Sin dall'antichità l'umanità ha capito che più informazioni si hanno più è grande la libertà. Internet è il mezzo che può più di tutti può allargare la nostra libertà.

12. "La tradizione non è un modello di business" Come dimostra già la realtà odierna è possibile fare buon giornalismo su internet e guadagnare denaro. Non bisogna ignorare lo sviluppo tecnologico solo perché secondo alcuni distruggerà le aziende giornalistiche, ma bisogna avere il coraggio di investire e ampliare la piattaforma multimediale.

13. “Il diritto d'autore diventa un dovere civico su Internet” La rete deve rispettare il diritto d'autore, ma anche il sistema del copyright deve adattarsi ai nuovi modelli di distribuzione e non chiudersi nei meccanismi di approvvigionamento del passato.

14. "Internet ha molte valute" Il modo più tradizionale di finanziare i giornali online è attraverso la pubblicità. Altri modi per finanziare i prodotti giornalistici devono esseri testati.

15. “Cio' che rimane sulla rete resta sulla rete” Il giornalismo del XXI secolo non è più qualcosa di transitorio. Grazie alla rete tutto rimane nella memoria degli archivi e dei motori di ricerca e ciò fa in modo che testi, suoni e immagini siano recuperabili e rappresentino fonti di storia contemporanea. Ciò stimola a sviluppare un livello qualitativo sempre migliore.

16. "La qualità resta la più importante delle qualità" Le richieste degli utenti sono sempre maggiori. Perché un utente resti fedele ad un particolare giornale online, quest'ultimo deve garantire qualità e soddisfare le richieste del lettore senza rinunciare ai propri principi.

17. "Tutto per tutti" Internet ha dimostrato che l'utente giornalistico del XXI secolo è esigente e nel caso di un dubbio su un articolo è pronto a studiare la fonte per essere maggiormente informato. I giornalisti del XXI secolo che il lettore cerca non sono quelli che offrono solo risposte, ma quelli che sono disposti a comunicare e a indagare.

martedì 8 settembre 2009

Idea per uscire dalla crisi


Le crisi sono spesso dei buoni momenti in cui è possibile rivedere i processi interni e cercare di migliorarli spinti dalla necessità di reintepretare il mercato.
L'idea da usare è il crowdsourcing.
Idea in verità no nuovissima (datata 2006) ma che ora può passare alla ribalta per la sua capacità di interpretare le esigenze di un mercato turbolento.
Il crowdsourcing è un modello di business nel quale un'azienda richiede lo sviluppo di un progetto, servizio o prodotto ad una comunità distribuita e non organizzata in genere online. La rete assume ancora più valore perché assume la funzione di collettore di persone e di idee. Chi contribuirà alla realizzazione dell'idea riceverà in cambio una ricompensa per la collaborazione. Questo da un lato permette all'azienda di avere un costo certo per lo sviluppo di nuove idee ed avere idee più vicine al mercato perché vengono dal mercato.
Di fianco al crowdsourcing sta nascendo anche il crowdfunding cioè un fondo di finanziamento per idee di business tramite il piccolo contributo di molti portatori di interessi.

domenica 6 settembre 2009

The link enconomy


E' sempre più d'attualità la polemica tra gli editori di quotidiani online e gli aggregatori di notizie.
Io personalmente non capisco l'origine di questa polemica.
L'aggregatore di notizie non fa latro che veicolare una parte di audience verso le notizie dei quotidiani online.
Basti pensare a Google News: Google ha un bacino utenti pressoché immenso al quale rende disponibile il servizio di aggregatore di notizie. Quindi per un quotidiano online è importantissimo essere presente in questo servizio perchè si ha un maggiore visibilità nella rete ed anche una maggior possibilità di attirare nuovi visitatori e di conseguenza attirare più pubblicità.
Questo mio modo di vedere gli aggregatori di news è confermato anche dall'Economist (qui l'articolo) anche se più di definirlo "utile parassitaggio" lo definirei "commensalismo".

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