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mercoledì 28 aprile 2010

Il successo della Silicon Valley

La Silicon Valley è una delle regioni del mondo in cui si registra il più alto numero di start-up di successo.
E' qui che sono nate (e continuano a nascere) le grandi corporate americane High Tech.
Da Google a Microsoft, da Apple a Oracle passando per quella miriade di start up che hanno immesso sul mercato prodotti innovativi; aziende che sono il veicolo attraverso il quale l'innovazione di prodotto irrompe nel mercato.
Ma perchè si concentrano tutti in quest'area geografica ben precisa?
Per prima cosa, credo che il ruolo giocato dalle università sia alla base di tutto. Non a caso molte di queste innovazioni vengono da Stanford, uno dei migliori think tank in grado di partorire gioielli come Cisco o Google, ma anche Berkley e molte altre. Le università oltre a contribuire a trasferire tecnologie ed innovazione, hanno anche formato molti giovani talentuosi arricchendo così il capitale umano; fondamentale per le imprese High tech.
Le Università giocano senz'altro un ruolo rilevante ma un'altro aspetto interessante è la capacità che hanno le imprese di collaborare e competere tra di loro allo stesso tempo.
Non a caso spesso queste start-up vengono acquisite, si fondono e stringono alleanze e partnership anche con gli incumbent e i colossi del settore (l'accordo Microsoft - Intel - IBM è stato la fortuna delle prime due società....).
Per ultimo, ma non meno importante, è la capacità di finanziamento che hanno queste imprese; spesso non derivano semplicemente dall'attitudine dei Business Angels o Venture Capitalist ma dipende proprio dalle capacità e dall'attitudine al rischio degli imprenditori capaci di mettersi in gioco e far valere la propria value proposition.

sabato 17 aprile 2010

Banche e politica non vanno d'accordo

Il recente successo alle elezioni regionali ha portato la Lega ad alzare il tiro e puntare sulle Fondazioni che possiedono il controllo delle grandi banche italiane.
Mossa inaspettata ed inconsueta per un partito di lotta contro i poteri forti e contro il malcostume politico.
Già perchè con questo atteggiamento la lega si pone sullo stesso piano di chi ha contestato per anni.
Inoltre l'influenza dei politici nelle fondazioni può portare seri problemi all'attività delle banche.
Finora il sistema bancario italiano è cresciuto e si è preservato dalla crisi finanziaria anche grazie a manager abili e competenti, le influenze della politica possono mettere in dubbio questo modello di gestione lottizzando le cariche. In un paese in cui il merito è già poco premiato, ulteriori lottizzazioni politiche, in settori così strategici, potrebbero essere deleterie.

giovedì 15 aprile 2010

Il paradosso della produttività

Nell'ultimo decennio si è assistito ad un aumento dell'occupazione (più o meno precaria) a scapito della produttività.
Una delle cause della bassa produttività registrata nell'ultimo decennio è imputabile proprio alle forme di precariato che, usate spesso per tenere basso il costo del lavoro, hanno colpito la produttività.
Assumere una persona con esperienza può risultare molto costoso specialmente se paragonata ad altre forme di lavoro disponibili sul mercato come gli stagisti o i contratti a progetto. 
Chiaramente l'impatto sull'organizzazione delle due figure non è uguale: il lavoro svolto da una persona con una certa esperienza non può essere preteso da uno stagista però il mercato del lavoro offre stagisti a prezzo irrisorio (spesso anche gratis) per cui si possono ingaggiare più stagisti per svolere i compiti che potrebbe fare una persona con esperienza: ed ecco che la produttività cala. 
Ovviamente nel breve periodo questo stream di pensiero permette di contenere la disoccupazione ed avere un basso costo del lavoro, ma nel lungo periodo questa concezione del lavoro può risultare pericolosa specialmente se tra gli stagisti e i contratti a progetto c'è un alto turnover
Il turnover, concepito in questa maniera,  blocca la crescita professionale e danneggia anche le imprese che si troveranno sempre con risorse con scarsa conoscenza del business dell'azienda e impossibilitate a mettere a frutto la propria curva di apprendimento a causa del turnover.

sabato 3 aprile 2010

L'inganno dell'economia post-industriale

Negli scorsi anni, nei paesi industrializzati, si è diffusa la convinzione che la risposta alla delocalizzazione degli impianti industriali nei paesi emergenti fosse una revisione del modo di fare business: dalla produzione di business alla vendita di servizi. Una buona soluzione, finchè il mercato continua a crescere e l'economia gode di buona salute. La city di Londra è un esempio lampante di questo modo di pensare. Ma non tutto fila liscio....
Un sistema del genere è molto delicato e le variabili che lo regolano non sono tutte controllabili; basta una piccola perturbazione nel sistema come qualche operaio che non è riuscito a ricollocarsi nel nuovo sistema economico che si innesca la crisi dei mutui sub-prime. Con l'aiuto di abili speculatori queste sofferenze di singoli individui diventano sofferenze dell'intero sistema economico. Ed in tempo di crisi i primi tagli si fanno proprio sui servizi superflui. Un sistema economico basato solamente sui servizi è troppo fragile perchè manca la base attraverso il quale si crea valore ovvero la creazione di prodotti. I servizi sono un corollario del prodotto e non un entità economica autosufficiente.  

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